Marco Martelli, bolognese, riconfermato nel ruolo di Direttore Generale proprio al termine della stagione scorsa, è in sella alla Junior Casale da ben sette anni. Il manager, 32enne, oltre al prezioso contributo sportivo, ha il merito di aver rivoluzionato il modo di intendere l'evento pallacanestro in SerieA2Italia. Casale Monferrato, da quando Martelli si occupa dell'organizzazione in generale, è diventato un esempio nazionale per iniziative parallele alla partita ma anche per il livello notevole e la qualità della comunicazione. Tutto questo senza trascurare il campo. La Junior è sempre una delle protagoniste del nostro campionato ed anche quest'anno, a pochi giorni dalla prima palla a due, parte con l'obiettivo di centrare, per l'ennesima volta, la post season. Ecco un'interessante chiacchierata con il General Manager piemontese di adozione.
Nella scorsa stagione, dopo la conquista delle final eight di Coppa Italia, la Junior ha conquistato anche un posto nella griglia play off come premio per una stagione che, con un pizzico di fortuna in più, avrebbe potuto, forse, regalare ben altro. È d'accordo?
"Penso che ogni stagione, dopo l'ultima sirena, rispecchi i
valori realmente espressi durante 10 mesi di lavoro. Esistono momenti
sfortunati che ne compensano altri in cui, forse con meno clamore e obiettività,
si raccoglie più di quanto seminato. L'anno scorso abbiamo vissuto momenti
esaltanti soprattutto all'inizio, quando comunque avevamo problemi. Poi siamo
incappati in una serie di sconfitte punto a punto certamente sfortunate, anche
con delle difficoltà fisiche importanti
(Martinoni e Fall), ma in cui ci abbiamo messo molti nostri errori. Il finale è
stato dirompente ed emozionante, guidato innanzitutto dal coach, cui tutti i
giocatori sono andati dietro. Le ultime tre partite in casa contro Roma (ultima
giornata) e Treviso (Gara 3 e 4 di Playoff) resteranno certamente nella storia
recente della nostra Società."
Anche quest'anno, oltre alle conferme importanti rispetto al roster 2015-2016,
sono arrivati a Casale giocatori importanti. Cosa avete cercato di migliorare
rispetto alla squadra della passata stagione?
"L'obiettivo che ci siamo posti era l'integrazione del nucleo
storico con una maggior qualità diffusa, sia tecnica
che atletica, caratteristiche che ci avrebbero consentito di allungare la
rotazione. Questo senza perdere la nostra identità: ovvero quella di
Club che, mantenendo un livello alto di competizione, continua a sviluppare e
produrre giocatori. Quest'anno è il caso sia degli stranieri (i due rookie,
Emegano e Tolbert) che degli italiani (Severini e Bellan), e in tutti i casi
rispondono pienamente alle caratteristiche che cercavamo."
Quest'anno il livello del girone ovest sembra essersi ulteriormente livellato.
Un vantaggio o si corre il rischio di scoprire una lama a doppio taglio?
"E' troppo presto per una valutazione. Solitamente non mi rendo
conto del livello generale fino al termine del girone d'andata, quando tutte le
squadre si saranno affrontate e lo sviluppo tecnico sarà già a
buon punto. Come sempre la differenza è fatta dal coaching e dai dettagli: la
squadra che comprenderà prima delle altre
l'importanza di un singolo possesso, in gare che nel 70% dei casi finiscono
entro i 6 punti, è quella che aspirerà
alle
zone alte della classifica."
Ammiro molto l'organizzazione extra sportiva della Junior Casale: i mille
intrattenimenti del palazzetto, le iniziative sempre coinvolgenti ed un sistema
di comunicazione all'avanguardia per la SerieA2Italia. Ci parla della vostra
organizzazione?
"La nostra Società si caratterizza per la
laboriosità e la passione. E, credo, per la qualità.
Con un obiettivo che viene prima di tutto: la cura, la soddisfazione e il
rispetto del pubblico. Da qui nascono idee e azioni di comunicazione e di
marketing che volgono alla realizzazione del prodotto migliore possibile, sia
in termini di intrattenimento, che di informazione, che di ticketing. Sappiamo
bene chi siamo: Casale Monferrato, 34 mila abitanti, senza una tv locale, con un
seguito importante ma non vasto di quotidiani. Quindi dobbiamo essere
soprattutto noi a trainare l'informazione, a creare l'evento, a parlare con il
nostro pubblico, scegliendo il linguaggio e il canale più adatto ai singoli
cluster. Non pensiamo di essere all'avanguardia, anzi, ma certamente investiamo
tanto (in termini di energie fisiche e mentali, molto più che economiche) in
un'area che in Italia è ancora erroneamente sottostimata. Acquistare un
maxischermo piuttosto che un giocatore in più può sembrare anomalo, ma crea
fidelizzazione, chance di comunicare meglio e in modo più diretto con la nostra
gente, oltre a consentirci sterminate possibilità
per
la soddisfazione degli sponsor. Idem la produzione interna delle partite, un
lavoro che sott'acqua va avanti da due stagioni e che oggi finalmente trova la
sua ufficiale realizzazione. Solo in un secondo momento, se si è seminato e
raccolto bene, può arrivare il "giocatore in più". La comunicazione,
intesa a 360 gradi, è un aspetto cruciale, decisivo."
Che aspettative ha per la stagione ormai alle porte? Con che ambizione partite?
"Raggiungere
i Playoff è la base della soddisfazione di ogni stagione. Sappiamo che è ogni
anno è più difficile,
perchè come detto sono i dettagli a fare la differenza. Ma sappiamo anche che
una Società come
la nostra li ha giocati 8 volte negli ultimi 10 anni: questo significa che
sappiamo cosa serve per competere con tutti e raggiungerli. Io personalmente
non ho mai aspettative di puro risultato, quanto piuttosto di metodo di lavoro,
di approccio e di sana ambizione."
a cura di Antonio Mangiola
a cura di Antonio Mangiola
foto da asjunior.com
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